Salari nell’Amministrazione federale

Amministrazione pubblica

Salari nell’Am­mi­nis­tra­zione federale: quando si paragonano mele e arance

Uno studio dell’Università di Lucerna ha preso in esame l’occupazione nel settore pubblico. Lo studio è stato accolto con favore da media e partiti borghesi, in quanto per gli impiegati federali a primo acchito emergono stipendi decisamente più alti rispetto a quelli del settore privato. Da un’analisi più approfondita, tuttavia, viene alla luce un quadro fortemente distorto e una realtà molto meno spettacolare di quel che sembra. Facciamo dunque chiarezza.

Matthias Humbel

Gli attacchi sferzati contro il personale federale non sembrano perdere mai il proprio fascino. I partiti borghesi, come l’UDC, si esprimono a cadenza regolare sui costi per il personale della Confederazione e presentano un intervento dopo l’altro. Ora uno studio dell’Università di Lucerna sembra dar loro ragione: le spese per il personale sono in aumento, l’Amministrazione federale pagherebbe stipendi nettamente più elevati del settore privato. Nonostante gli autori dello studio relativizzino questa seconda affermazione, il danno è già arrecato. Dal punto di vista di transfair vanno pertanto rettificati i punti elencati qui di seguito.

  • Salari: paragonare ciò che è oggettivamente paragonabile! Nel caso di un puro confronto di stipendi, senza tenere conto dei livelli di formazione e delle esigenze richiesti dal posto di lavoro, si confrontano mele e arance, ossia funzioni accademiche e impieghi meno qualificati. Se si correggono i livelli di esigenze, gran parte delle differenze salariali scompare. Ma anche altrimenti: alla Confederazione il lavoro non viene affatto pagato a peso d’oro. In funzioni medio-alte, il settore privato paga di norma stipendi più elevati rispetto alla Confederazione.
  • Più compiti conducono a maggiori spese per il personale. Nell’Amministrazione vengono creati più posti di lavoro soprattutto quando il Parlamento – a maggioranza borghese – le assegna più compiti. Anche il Parlamento stesso produce oneri aggiuntivi. Nel 2021 sono stati presentati ben 3333 interventi, in media 12,8 per ogni consigliere. Trattare e rispondere a tutti questi interventi è un compito che spetta all’Amministrazione. Quando poi le forze borghesi si lamentano del fatto che l’Amministrazione cresce, non si può fare a meno di notare una certa ironia.
  • Soppressione dei posti di lavoro meno qualificati. La pressione parlamentare sul budget del personale, da diversi anni in forte aumento, porta in definitiva a stipendi medi più alti. Questo è dovuto al fatto che per anni sono stati soppressi i posti di lavoro meno qualificati e pertanto gli stipendi inferiori, per esempio in settori quali la pulizia, la manutenzione degli edifici o la portineria. Inoltre, in caso di dubbi, l’occupazione di posti altamente qualificati ha la precedenza sugli impieghi amministrativi. In questo ambito, anche la digitalizzazione ha i suoi effetti. La riduzione dei posti di lavoro dei livelli inferiori da parte della Confederazione determina un aumento dello stipendio medio, senza che nulla cambi nel salario individuale dei collaboratori.
  • Sviluppo salariale moderato. Negli ultimi dieci anni, i partner sociali hanno negoziato aumenti salariali generali totali pari al 5,6 per cento (cifra molto lontana dal 10 per cento citata dall’UDC). Se in questo periodo di tempo si tiene conto del rincaro negativo dello 0,9 per cento, risulta un aumento nominale degli stipendi del 6,5 per cento nell’arco di dieci anni. Secondo il sondaggio salariale dell’UBS, nello stesso periodo il settore privato ha aumentato i salari dell’8,7 per cento – che in termini nominali equivale al 9,6 per cento. Lo sviluppo salariale individuale si basa sulla valutazione delle prestazioni annuali e non porta ad alcun aumento della massa salariale.
  • Le spese per il personale, in proporzione, rimangono costanti. Rispetto alle spese totali della Confederazione, nel consuntivo 2012 le spese per il personale si attestano all’8,1 per cento e di conseguenza allo stesso e identico livello del consuntivo 2021. Le spese per il personale sono pertanto ben lungi da una crescita incommensurabile. Al contrario: per il preventivo 2023 questa percentuale scende addirittura al 7,9 per cento. Anche questo dimostra con tutta evidenza che l’organico della Confederazione muta in base ai compiti ad esso conferiti.
  • La Svizzera ha un’Amministrazione snella. Come anche lo studio dell’Università di Lucerna deve riconoscere, con il 7,3 per cento del prodotto interno lordo (PIL), i costi del personale dello Stato svizzero (inclusi i Cantoni e i Comuni) si attestano a livelli decisamente bassi nel confronto europeo. Solo l’Irlanda, con il 6,6 per cento del PIL, spende una percentuale inferiore per la sua amministrazione[1].
  • L’Amministrazione federale svolge un buon lavoro. Ultimo punto, ma non meno importante: l’Amministrazione federale non è semplicemente un centro di budget o un fattore di costo, ma fornisce eccellenti servizi, come dimostratosi non da ultimo anche durante la pandemia di Coronavirus. Un’Amministrazione di alta qualità ed efficace rappresenta un elemento centrale per uno Stato stabile ed economicamente efficiente. La Svizzera ne è un esempio lampante, ma per esserlo ha anche bisogno di personale qualificato e motivato per il quale, a sua volta, le condizioni di lavoro dignitose costituiscono un prerequisito.

 

[1] Attraverso una conversione delle spese per il personale pro capite, lo studio cerca di creare un quadro meno favorevole. A parte il fatto che anche se la Svizzera si posizionasse al centro della classifica non farebbe brutta figura, un tale confronto è fuorviante. Non sorprende che Paesi piccoli ma economicamente forti presentino costi del personale elevati, mentre Stati grandi ma economicamente più deboli abbiano costi del personale inferiori. Le spese dello Stato e di conseguenza il personale di cui esso ha bisogno dipendono soprattutto dai mezzi finanziari che sono a disposizione e non dal numero di abitanti.